La tecnica del Kintsugi è una filosofia di vita che insegna a trasformare i momenti di crisi in opportunità di crescita. Si riflette anche nell’arte giapponese, che ci mostra come non temere il “vuoto”.
Scopriamo insieme queste tecniche e la loro importanza per il nostro benessere quotidiano.
Cosa significa Kintsugi?
Il termine “Kintsugi” significa letteralmente “riparare con l’oro“. Infatti, il Kintsugi, un’arte giapponese millenaria, è una pratica per riparare oggetti rotti, ma va oltre la semplice riparazione. Questa tecnica prevede l’utilizzo di un collante naturale mescolato a metalli preziosi, come l’oro liquido. Questa pratica non si limita a restituire la funzionalità agli oggetti, ma li trasforma in opere d’arte uniche, valorizzando le crepe con linee dorate o argentate.
Quindi, l’oggetto non viene scartato, ma acquisisce una nuova qualità estetica e simbolica, arricchendosi di una storia che ne accresce il valore. Il Kintsugi celebra la resilienza e l’accettazione delle imperfezioni: invece di nascondere le cicatrici, le mette in risalto, conferendo loro bellezza e significato.
Un confronto fra culture
Nelle culture orientali, le difficoltà sono spesso viste come opportunità di crescita e trasformazione. Al contrario, in Occidente, i problemi vengono associati a sentimenti negativi, come dolore, vergogna, fallimento e senso di colpa. Qui si tende a nascondere o eliminare i segni di un danno, scartando gli oggetti rovinati, mentre la cultura orientale insegna ad accettarli e trasformarli in risorse per un cambiamento positivo.
Nonostante la pratica terapeutica della Mindfulness sia piuttosto diffusa in Occidente, molte persone faticano ancora a comprendere appieno questi principi orientali e le loro metafore di vita. Il Kintsugi offre un insegnamento prezioso: ci aiuta a dare un nuovo significato alle sfide quotidiane e alle difficoltà della vita.
Frasi e libri sul Kintsugi
L’arte del Kintsugi ha ispirato numerosi autori, dando vita a una vasta produzione di libri e aforismi che invitano alla riflessione e alla guarigione interiore. Alcuni esempi:
- “Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici.” – Kahlil Gibran
- “Non permettere alle tue ferite di trasformarti in qualcuno che non sei.” – Paulo Coelho
Il Kintsugi in arteterapia
In arteterapia, il Kintsugi è una tecnica dal potente valore simbolico: mostra come la cura amorevole e paziente delle ferite provocate da traumi esistenziali non solo possa portare alla guarigione, ma possa anche renderci più forti e più “pregiati”.
Non a caso, l’arte che ripara e dona valore alle nostre ferite proviene dal Giappone, un paese che ha affrontato catastrofi naturali e nucleari, dimostrando come sia possibile ricostruire e rinascere.
L’atto di riparare un oggetto con le proprie mani diventa un’allegoria della vita: il terapeuta aiuta la persona a rimettere insieme i pezzi, valorizzare le proprie cicatrici e andare oltre. Entrare in contatto con la materia e ricomporre l’oggetto, accompagna e rafforza la guarigione dal trauma e la crescita personale.
Kintsugi e psicoterapia
Il Kintsugi trova un forte parallelo nella psicoterapia. Entrambe le discipline insegnano ad accettare il cambiamento e a riconoscere il dolore come parte integrante della vita, piuttosto che negarlo.
La psicoterapia non mira a cancellare le ferite emotive, ma a comprenderne il significato profondo, aiutando le persone a rimettere insieme i pezzi della propria psiche e a emergere più complete e consapevoli.
Arte orientale: l’importanza del vuoto
L’interesse degli occidentali per il mondo orientale non è una moda contemporanea: già dalla seconda metà dell’Ottocento, molti pittori Impressionisti si innamorarono dell’arte dell’Estremo Oriente, in particolare di quella “pittura dal gesto spontaneo e immediato”, nota anche come l’arte che dà importanza al “vuoto”.
Nell’arte occidentale lo spazio vuoto ha sempre avuto una valenza negativa: la tela doveva essere ricoperta di colore, gli elementi distribuiti nello spazio con perizia, rispettando i canoni del manierismo e della prospettiva. Nell’arte orientale, invece, il vuoto è un “principio generatore”: è il punto di partenza da cui tutto prende forma, proprio come nella filosofia Zen, dove il pensiero acquista il respiro, riportandoci al qui e ora. In questo caso, il tratto della pennellata si interrompe per lasciare spazio all’immaginazione.
Cosa ci insegnano il Kintsugi e l’arte giapponese?
L’arte del Kintsugi ci invita ad affrontare e apprezzare i momenti in cui le cose non vanno per il verso giusto, considerandoli come opportunità di crescita. Ci insegna a non arrenderci di fronte alle sconfitte, imparare dagli errori senza giudicarci, superare il concetto di “non è più come prima“, adattarci alle sfide e ai cambiamenti.
Inoltre, i dipinti giapponesi aiutano a superare la paura del vuoto e della solitudine, accompagnandoci verso una maggiore consapevolezza e semplicità interiore.
Ogni crepa racconta una storia. Contattami e vediamo insieme come trasformarla in qualcosa di prezioso.